domenica 24 maggio 2009

Cronache dall'Oratorio - il libro


La trama è molto semplice: Don Guido, il prete di una fantomatica parrocchia, durante la messa domenicale comunica ai parrocchiani che la loro comunità avrà un nuovo oratorio. Mentre svolge una predica sull’importanza dell’oratorio, alcune persone dell’assemblea, prendendo spunto dalle frasi del sermone, ripensano ai loro vissuti e quanto l’oratorio (o alcune persone che prestavano servizio in esso o le associazioni che vi facevano capo) abbia influito sulle scelte della loro vita.
Nel primo capitolo del libro incontriamo Don Guido e il paese di cui è parroco. In seguito i capitoli avranno il nome dei protagonisti e inizieranno tutti con la frase della predica da dove i personaggi prenderanno spunto per ripensare alla loro vita fino a giungere a quel momento dove riprenderanno ad ascoltare la predica.
Le storie narrate prendono tutte spunto da fatti realmente accaduti, alcune non sono state per niente modificate.
Simona, donna cinquantenne facente parte del coro, è felice che ci sia un nuovo oratorio dove far crescere i suoi futuri nipotini figli di un ragazzo che lei e suo marito avevano preso in affido anni prima. Si ripercorre la storia di sofferenza di questa donna di non poter essere madre, la scelta, insieme a suo marito Matteo, sostenuti da Don Vincenzo, miglior amico d’infanzia del marito, di intraprendere la strada dell’affido. Gli viene affidato Giacomo un bambino di sette anni con alla spalle una storia triste: i genitori, entrambi tossicodipendenti, si erano lasciati dopo la sua nascita. Giacomo era cresciuto insieme alla madre e ai nonni a casa di questi. Purtroppo, dopo che la nonna era stata colpita da un ictus, si era ritrovato a vivere in maniera disastrata insieme ai suoi genitori naturali, rimessisi insieme. A sei anni, quando era richiesta la sua presenza alla scuola dell’obbligo, le insegnati avevano segnalato ai servizi i disagi di quel bambino che viene tolto prontamente dalla famiglia. I genitori, poiché rivogliono il figlio, vengono spediti in diverse comunità per disintossicarsi, mentre Giacomo approda in una comunità per minori nel paese in cui è parroco Don Vincenzo. Sarà lui a proporre a Matteo, andatosi a confidare del dispiacere di sua moglie di non poter avere figli, di prendere in affido Giacomo. Nel frattempo il padre di Giacomo, scappato dalla comunità di recupero, muore di overdose nei bagni della stazione, mentre la madre, in crisi d’astinenza, picchia un’educatrice e il tribunale gli vieta di poter riavere il figlio per almeno tre anni: tempo di disintossicarsi, trovare lavoro e casa. Matteo e Simona accettano questa sfida. Giacomo è un bambino molto timido che presenterà numerosi problemi a scuola. Dai tre anni ipotetici di affido si passerà agli otto effettivi. Quando Giacomo ha quindici anni la madre è dichiarata idonea a riavere il figlio e Giacomo, chiamato a scegliere, ritornerà con lei…MA…….

Il ventenne Paolo, che imbraccia la chitarra per animare la messa, ripensa alla sua vita. Come suo padre abbia perso il lavoro e non trovandone un altro, si sia dato all’acool. Dal bere alle violenze in casa il passo è stato breve. Il racconto si incentra sulla rabbia di Paolo, ancora bambino, verso suo padre. La voglia di vendicarsi e difendere sua madre (che non aveva il coraggio di denunciare il marito) e le sorelline, fino ad una sera in cui prende un coltello per ferire il padre. Questo se ne accorge e, dopo aver picchiato Paolo fino a farlo svanire, uscirà di casa per rientrarvi il giorno dopo sobrio e comportandosi come se niente fosse accaduto. In quei giorni di quiete Paolo prega affinché il padre morisse, desiderio che si avvererà tre giorni dopo poiché il padre, recandosi ad un colloquio di lavoro, volerà giù dalla scarpata della strada che conduceva in paese..MA i fatti sono andati veramente così?.

Giovanni e Fiorella coppia che vive felice e senza porsi troppe domande su Dio. Si sposano, neppure troppo convinti, in chiesa. Dopo quattro anni diventano genitori di una splendida bambina che li fa avvicinare al Signore comprendendone la pienezza dell’amore. Due anni dopo la famiglia si allarga con la nascita di Giorgia ma la gioia dura poco, giusto il tempo di sapere che la piccola è affetta da una malattia grave che non gli permette di nutrirsi e muoversi, inoltre respira a fatica. Dopo otto mesi Giorgia muore. Loro non si lasciano vincere dal dolore ma ripensano a quei mesi con gioia nell’aver dato al mondo una splendida creatura e sentono sempre più vicino il Signore e comprendono che su di loro c’è un progetto ben preciso. Dopo altri due anni arriva Andrea. Nonostante la speranza da parte dei dottori che non sarebbe potuto accadere per due volte di seguito il presentarsi di quella strana malattia, Andrea ne è affetto. A differenza di Giorgia gli viene comunicato al quinto mese di gravidanza e i dottori propongono l’aborto. Loro prenderanno diverse scelte, una più coraggiosa dell’altra….

Don Gabriele, amico di Don Guido, è lì per concelebrare. Ammira Don Guido per il suo carisma e l’intraprendenza, ne paragona molti aspetti a Don Bosco. Ripensa all’ideale di oratorio e a come tale ambiente abbia influito sulla sua vocazione. Da giovane era felice di andare in oratorio, percepiva una presenza invisibile ma eterna, a differenza di molti suoi compagni presi dal dubbio. Poi, verso i diciotto anni il suo prete lascia l’abito talare per una ragazza e per Gabriele crolla il mondo addosso. Con i suoi amici coscritti mette in scena uno spettacolo per raccogliere i soldi e festeggiare la maggior età al mare. Qui incontra Giada col quale intraprende una relazione solida e duratura. Entrambi condividono valori cristiani e si inseriscono in un’associazione che fa volontariato tra le corsie dell’ospedale, in particolare in pediatria. Qui a contatto con la sofferenza e la gioia che le loro visite suscitano nei malati, Gabriele sente rinascere quel senso religioso che aveva perso a causa della delusione…

Giulia trentacinquenne e madre di tre figli ripensa a come sarebbe stata la sua vita se non ci fosse stato Don Guido, un confessionale e una stanza che fungeva da oratorio.
Undicenne e costretta a stare a casa da sola, accudita dallo zio, per lunghi periodi, poiché i genitori grandi imprenditori tessili si assentava per viaggi di lavoro, si sentiva abbandonata. Al senso di abbandono, a undici anni, è subentrato il senso di vergogna a causa degli abusi di suo zio. Il racconto ripercorre prevalentemente le emozioni di Giulia e l’indecisione di denunciare lo zio…ci riuscirà?

Sofia diciassettenne vuole trovare la sua vocazione subito ma non riesce a scegliere. E’ innamorata di Gesù ma non a sufficienza da entrare in un convento. Le piacerebbe conoscere qualche ragazzo ma nessuno sembra fatto per lei. Sofia ama molto pregare e osservare il crocifisso:
(…) In quei momenti, rimaneva in contemplazione del Crocifisso, amava osservare Gesù sulla croce, non per un senso macabro ma per l’ammirazione che provava per quell’uomo, che lei credeva fermamente essere Figlio di Dio.
Lo osservava nei minimi particolari: il capo chino sotto la pesantezza di una corona di spine intrisa di peccati dell’umanità, la ferita al costato tanto profonda quanto il tradimento quotidiano degli uomini, le vene e i muscoli degli arti tirati dagli spasmi del dolore, le gambe semipiegate sotto il peso della sofferenza: certo che lo scultore di quel crocifisso era stato veramente bravo, aveva saputo cogliere il dolore fisico e spirituale di Gesù. Soprattutto sui segni dei chiodi sulle mani e sui piedi. Quei segni tanto dolorosi quanto santi. Adorava Gesù talmente tanto che avrebbe voluto anche lei sperimentare quel dolore salvifico per alleviare la sofferenza al suo Dio.
E avrebbe voluto avere la fortuna, come molti Santi avevano avuto, di provare ad avere le stigmate per avvicinarsi sempre più a ciò che aveva provato Gesù in quel momento. Come doveva essersi sentito? Solo, abbandonato da tutti, aveva persino sperimentato la più grande lontananza dal Padre per una frazione di secondo.
Tanto divino quanto umano anche nel dolore.
Questo pezzo invece è rappresentativo del dubbio:
I ragazzi le piacevano come le piaceva stare ore a pregare; non aveva ancora incontrato l’uomo giusto esattamente come non aveva sentito la chiamata di Dio a seguirlo. Avrebbe vestito volentieri l’abito da suora come il grembiule da massaia, avrebbe fatto l’amore con Gesù fondendo le loro anime insieme, esattamente come si sarebbe donata ad un uomo per formare con lui una famiglia. Avrebbe concluso i suoi giorni con un crocifisso in mano quanto con la fede al dito.
Era veramente certa e confusa allo stesso tempo. Certa nella sua fede quanto confusa sulla strada da intraprendere. Non voleva che il suo decidersi per la vita monastica fosse influenzato dal fatto che non aveva incontrato l’uomo giusto. Non voleva che quella strada fosse un ripiego. Nello stesso tempo di occasioni per approfondire la conoscenza con qualche ragazzo non erano mancate ma sentiva che non era la persona giusta e che a lui avrebbe preferito un convento.
Certo che era difficile scegliere.”

Lisa è una signora che ripensa all’importanza che la nonna, esempio estremo di donna pia e cristiana, abbia influito sulla sia vita.
A tre mesi Lisa perde il papà per un incidente stradale. La madre si fa in quattro per portare avanti la baracca e provvedere alle due figlie, ma quando viene colpita da un tumore è costretta a chiuderle in collegio. Qui le due sorelle vengono separate, poiché di età diverse, ma quando la madre muore vengono prese in famiglia dallo zio materno. A diciotto anni va a vivere con la nonna, figura sempre presente nella loro vita. La quale non aveva potuto accudirle poiché aveva un marito malato in carrozzella e un figlio down. Morti entrambi prende Lisa con sé...ma il destino è ancora in agguato…

Suor Francesca passa dieci anni cercando di aiutare Martina una bambina lasciata a se stessa dai genitori separati. La madre pensa solo a se stessa e il padre è assente. Il racconto descrive tutte le piccole nevrosi di Martina e come suor Francesca cerchi di fargliele superare donandole più amore possibile e seguendola come neanche sua madre faccia. Non ci riuscirà poiché Francesca si allontanerà sempre più dall’oratorio e farà scelte negative per la sua vita. Dopo essere rimasta incinta il primo ragazzo la lascia, lei darà in adozione il figlio. Successivamente si innamorerà di un ladruncolo di macchine …ma le cose vanno sempre per il verso giusto???….

Anna ha quarant’anni e si ritrova in chiesa per chiedere un miracolo: guarire dal cancro al seno. La cosa che più la strugge è la solitudine, il fatto che non abbia nessuno al suo fianco che l’aiuti e la sostenga. Il deserto intorno a lei se lo è creato con le sue mani…
Anna, stanca di sentire costantemente i suoi genitori litigare si rifugia in un mondo immaginario che la accompagnerà per tutti gli anni dell’infanzia. I suoi genitori, presi dalle litigate, non si accorgono di questa fuga dalla realtà, sarà Don Guido a farle riallacciare i contatti col mondo esterno. Con l’età delle media il suo rifugio sarà l’arte, il disegno. Dipinge paesaggi, persone, cose che la aiutano a non pensare ai litigi che costantemente fanno parte della sua vita. Dopo che al suo sedicesimo compleanno la sua madrina le regala la macchina fotografica, il suo nuovo rifugio sarà l’obiettivo. La sua sensibilità unita ad una buona macchina fotografica le farà vincere diversi concorsi. Nel frattempo esce dalla scuola superiore con un diploma in lingue. Verrà ingaggiata come fotografa per una rivista geografia in cui, negli anni precedenti, aveva vinto due concorsi. Viaggiare diventerà il suo nuovo modo di scappare da due genitori divenuti sempre più estranei. Nei diversi viaggi incontrerà altrettanti uomini, con nessuno allaccerà relazioni serie. Quando questi si mostrano particolarmente interessati e volenterosi di iniziare un percorso serio, lei li lascia per paura di sposarsi e fare la fine dei suoi genitori. A quarant’anni si ritrova malata e sola…..
Antonio critica la chiesa, alcune sue scelte e i preti. Sono le obiezioni più comuni come il celibato, la ricchezza, il dubbio su chi sia stato veramente Gesù…

La signorina Linda, penultimo capitolo, è la “zitella acida” del paese. Lei riguarda tutti i personaggi incontrati fino ad ora e ne critica scelte, azioni e pensieri al contrario di ciò che farà

Don Guido rivedrà il tutto con gli occhi dell’amore e il sostegno del Signore.

7 commenti:

  1. Un libro fantastico... da leggere?? Saranno veramente storie vere?!!

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  2. Leggendo questo libro mi sono sentita partecipe, parte di una comunità viva, proprio come è quella di Cagno. Ottimo libro
    Maria Carla

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  3. Ero indeciso... pensavo che questo libro fosse il solito libro noioso pubblicato da una parrocchia... invece l'ho riscoperto, mi è piaciuto e ho deciso di regalarlo anche a dei miei amici. Buona giornata
    Giampaolo

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  4. Sono molto contento che abbiate inserito le 'istruzioni' per riuscire a pubblicare i propri commenti.
    Il libro è molto bello e lo consiglio a chiunque.
    Mario

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  5. Finalmente si può commentare. un libro meraviglioso!!!Devo dire che l'autrice è riuscita a trasmettere molto bene gli stati d'animo dei proptagonisti.
    Ho apprezzato Simona per il suo cambiamento, Paolo per come lottava contro le onde della sua rabbia, Giulia è straziante, la signorina Linda molto divertente.
    Insomma, anche se sono un pò ripetitivo (scusate ma non sono un bravo scrittore come l'autrice): molto ma molto bello.
    Leggetelo così farete due buone azioni: una per voi stessi e una per l'oratorio di cagno. Bravi ragazzi, ottima pensata!!!
    Giacomo

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  6. Complimenti! Un libro scritto davvero bene, che affronta con particolare delicatezza temi "pesanti". Brava!
    Chiara

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  7. Uma felice espressione artistica in cui l'autrice ha saputo raccontare intensi stati d'animo. Ogni personaggio, pur avendo una sua storia, è unito agli altri da un so che di invisibile e tangibile allo stesso tempo. Si tratta di un filo conduttore che,prendendo a pretesto le parole dell'omelia, racconta storie umane che avvincono il lettore.
    Davvero brava l'autrice!... complimneti.....Peppino.

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